La storia della casa



Il B&B è ospitato in un bel palazzetto costruito alla fine del ‘700 situato nel centro storico del borgo medievale di Baschi. La Dimora fu acquistata all’inizio del secolo scorso da mio nonno Bernardino che la abitò insieme alla sua famiglia; la moglie Paolina, ed il figlio, mio padre, Lucio. La nostra famiglia ha continuato a viverci fino al 1986. Ora la casa è completamente ristrutturata ed è tornata ad ospitare una parte della famiglia. Il restauro della casa è cominciato a giugno del 2011 ed è terminato a febbraio del 2012, rendendo il palazzetto una splendida e accogliente dimora.
Curiosità: La casa ha attraversato momenti storici molto intensi, è stata la casa del podestà in epoca fascista e fu sequestrata dalle truppe tedesche per ospitarne il comando durante la seconda guerra mondiale.”
Dimora Paolina prende il suo nome da quello di mia nonna, Paolina Paolucci che oltre ad essere la proprietaria della casa, fu una donna molto speciale, è nata nel 1893 ed era la figlia della marchesina Adele Viti, quindi nipote della marchesa Paolina Viti, proprietaria della ormai conosciutissima “Villa Paolina” di Porano, che allora si chiamava “Villa del Corniolo”. Suo padre, Giuseppe Paolucci, era il medico condotto di Bagnoregio, persona di vasta cultura tanto che scriveva poesie in latino con le quali celebrava gli avvenimenti più importanti della famiglia. Paolina, laureatasi in Storia e Filosfia presso l’Univerità la Sapienza di Roma, aveva studiato nel Liceo classico di Viterbo, dove era l’unica rappresentante del gentil sesso.
Tra i suoi compagni di studi, ebbe lo scrittore Bonaventura Tecchi, a cui la città di Viterbo ha intitolato una via e una scuola media. Una delle sue sorelle, laureatasi in Fisica e Matematica, aveva avuto come professore il celebre fisico Enrico Fermi. Mia nonna fu la prima (e per ora unica) donna Preside del Liceo Ginnasio di Orvieto, fondò la biblioteca che ora è divenuta comunale. Verso la metà degli anni Trenta, dovette lasciare la presidenza del Liceo a causa di una delle leggi fasciste secondo cui una donna non poteva ricoprire una carica che la ponesse in una situazione di superiorità rispetto agli uomini. Tornò così all’insegnamento. Insegnò anche alle studentesse dell’Accademia Femminile di Educazione Fisica di Orvieto, era severa e rigorosa durante tutto l’anno, ma comprensiva e generosa agli esami.



Trasferitasi a Baschi (causa matrimonio), unica donna laureata del paese, dovette accettare l’incarico di presidente delle “Massaie rurali”, incarico che le diede modo di essere vicina e utile alle donne del popolo in difficoltà. Tra le diverse iniziative del tempo, molto importante fu quella dell’industria dei bachi da seta. Con i guadagni ricavati da quel lavoro, le massaie iniziavano a capire il valore della loro indipendenza economica e potevano aiutare i magri redditi familiari.



Fu una donna molto devota, caritatevole e altruista; amante della cultura, quando aveva tempo disponibile, non rifiutava aiuto a ragazzi che avevano bisogno di ripetizioni e lo faceva senza alcun compenso. Non ha mancato di sostenere finanziariamente studenti che non avevano sufficienti mezzi per portare a termine gli studi.
Sono molte le persone che ancora la ricordano con riconoscenza e affetto.